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31 Ottobre 2007

Effetti del mezzo di propagazione sulla stima della pericolosità sismica: Metodi avanzati per la ricostruzione di modelli crostali.

Relatore: Margherita Corciulo, Dottoranda in Rischio Sismico, Università degli Studi di Napoli "Federico II" (seminario presso sede del "RISCC", ore 11.00)

Abstract

La caratterizzazione strutturale delle aree di indagine è uno dei punti più importanti nelle analisi di Rischio Sismico. La conoscenza delle variazioni delle velocità delle onde sismiche e delle caratteristiche delle superfici di discontinuità permette, infatti, di migliorare l’accuratezza delle stime di localizzazione, meccanismo focale e momento/magnitudo dei terremoti, nonché effettuare migliori valutazioni dei parametri che definiscono il moto del suolo (i.e. PGA, PGV, PGD, ordinate spettrali) contribuendo così ad una migliore valutazione del Rischio Sismico per le aree di indagine.
Al fine di caratterizzare la struttura geologica della Val d’Agri (Appennino Meridionale) è stata effettuata un’inversione separata dei tempi di primo arrivo e dei tempi e dati delle forme d’onda riflesse. Il modello di velocità ritrovato mediante l’inversione non lineare dei tempi di primo arrivo P è stato utilizzato come modello di background per l’inversione non lineare dei tempi e dati delle forme d’onda riflesse che ha permesso di definire un riflettore crostale per l’area.
I dati utilizzati sono stati acquisiti durante una campagna di esplorazione sismica effettuata dall’Enterprise Oil Italiana e dall’Eni-Agip nel 1999. In totale sono stati effettuati 284 scoppi registrati da 201 stazioni disposte lungo una linea sismica di 18 km orientata SO-NE nella regione della Val d’Agri (Appennino Meridionale).
Il modello tomografico ritrovato presenta un campo di velocità variabile sia in profondità che lateralmente in un intervallo compreso tra 3 km/s e 6 km/s. Ad una distanza di circa 11 km lungo il profilo, è presente una risalita dell’isolinea di velocità di 5.2 km/s da una profondità di 2 km fino a 0 km, circa. L’inversione dell’interfaccia riflessa ha permesso di modellare un riflettore PP che si approfondisce nella zona NE del profilo la cui profondità è compresa tra 2 km e 3 km sotto il livello del mare.
Le velocità ritrovate nel modello tomografico sono state associate a depositi terrigeni Plio-Pliestocenici, la cui presenza è testimoniata da affioramenti nella zona di bacino (parte centrale del profilo) e a depositi carbonatici mesozoici. L’interfaccia è stata, invece, interpretata come un orizzonte carbonatico riflettente di piattaforma carbonatica.