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Campi Flegrei Deep Drilling Project (Nov.2006)

Workshop "Campi Flegrei Deep Drilling Project", Città della Scienza, Napoli, 13 - 15 Novembre 2006.

"Sonda di 4 chilometri sotto i Campi Flegrei" 
 
Un buco profondo quattro chilometri per frugare nel cuore dei Campi ardenti. Sorveglianza vulcanica, ma anche straordinarie potenzialità di sviluppo energetico, attraverso i giacimenti geotermici della caldera flegrea. La difesa del territorio può, anzi deve coincidere con i temi della rinascita economica e sociale del comprensorio forse più fragile, ma ricco di risorse naturali della regione Campania.
Dopo i primi tentativi degli anni Settanta, con il progetto avviato da Enel e Agip, una vigorosa sterzata arriva oggi dalla comunità scientifica internazionale. Studiosi di tutto il mondo per tre giorni, da domani a mercoledì, saranno impegnati sui progetti più significativi degli ultimi anni. In primo piano il lavoro svolto in Italia da un team di specialisti dell’istituto nazionale di Geofisica, del Cnr, dell’Osservatorio Vesuviano.
«L’occasione per confrontarsi sui temi della ricerca vulcanica, valorizzando attraverso programmi concreti gli aspetti positivi del bradisismo, un fenomeno destinato a segnare in eterno il corso della storia nei Campi Flegrei», dice Giuseppe De Natale, coordinatore del comitato di studio che ha promosso il convegno nell’auditorium di Città della Scienza, a Bagnoli. All’appuntamento non mancheranno prestigiosi specialisti in materia di «perforazione profonda» all’interno delle aree vulcaniche: Dave Hill, responsabile della gigantesca operazione di ricerca geotermica in atto nella caldera di Long Valley; Omar Friedleifsson, capo del servizio geologico islandese; Wilfred Elders, dell’università di California; Jaime Fucugauchi, messicano, promotore del piano di perforazione profonda nell’area del Chicxulub, il più grande cratere mai provocato dagli impatti meteoritici sulla Terra.
«Campi Flegrei Deep Drilling Project»: tre giorni di intensi confronti scientifici, che si concluderanno con una tavola rotonda alla quale parteciperanno anche Enzo Boschi, presidente dell’istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Paolo Gasparini, presidente dell’Amra Campania; Aldo Zollo, rappresentante del gruppo promotore; per l’università Federico II, Claudia Troise, Marco Sacchi, Paolo De Natale; i rettori degli atenei regionali. L’area dei Campi Flegrei, insomma, diventa un gigantesco laboratorio scientifico a cielo aperto, il più bello e forse importante del mondo. Dal convegno dei prossimi giorni arriveranno indicazioni preziose per fissare tempi e modalità dell’intervento prospettato dagli studiosi campani. Intanto, per la localizzazione delle prime perforazioni sperimentali: la prima, realizzata a una profondità prevedibile fra i quattro e i cinque chilometri, dovrebbe riguardare il perimetro, oggi dismesso, dell’ex Ilva di Bagnoli; altri due sondaggi saranno effettuati in mare, costruendo una piattaforma al largo della costa puteolana e spingendo le sonde verso uno-due chilometri al di sotto dei fondali. Un modo di osservare direttamente, grazie alla perfezione delle moderne tecnologie, l’attività dei flussi magmatici che sollecitano la caldera flegrea. La possibilità di esplorare nuovi sistemi, nello stesso tempo, per l’estrazione delle risorse geotermiche, essenziali per il rilancio delle energie rinnovabili ed eco-compatibili nel nostro Paese. Le prospettive di sviluppo energetico alternativo nell’area flegrea sono considerevoli. Dal sottosuolo potrebbero arrivare risorse sufficienti per alimentare serre, coltivazioni pregiate, impianti di riscaldamento per campi di calcio, piscine, complessi polisportivi. La campagna dell’Enel-Agip, nella zona di Lucrino-Mofète, fu condizionata da ostacoli di carattere urbanistico e alla fine vanificata dagli insediamenti realizzati a breve distanza dai campi di trivellazione. La scelta dell’area ex industriale di Bagnoli dovrebbe invece garantire l’agibilità e la sicurezza della ricerca che sta per cominciare.

(FRANCO MANCUSI, Il Mattino, 12 novembre 2006)