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Terremoti: previsione o prevenzione? (Apr.2009)

Il terremoto in Abruzzo del 6 Aprile scorso e le sue repliche di maggiore intensità hanno prodotto perdite ingenti in termini di vite umane e danni al patrimonio abitativo, per certi versi inattesi in relazione alla magnitudo Richter (5.8) dell’evento principale.
Come spesso accade di fronte a catastrofi naturali di questa portata, ci si chiede se tali fenomeni siano prevedibili, con l’anticipo e l’affidabilità necessari per mettere in salvo le popolazioni che vivono nelle aree a rischio. Predire un terremoto per mitigarne gli effetti  sulla popolazione significa stimarne con largo anticipo il tempo origine, il luogo in cui esso si produrrà e soprattutto quale sarà la sua magnitudo.
Ma ciò non è sufficiente.
Per un reale utilizzo della previsione dei terremoti, si dovrebbe essere in grado di affiancare alla stima di questi parametri una valutazione del loro grado di incertezza, che consenta, ad esempio, di prendere decisioni, essendo consapevoli della possibilità di incorrere in falsi allarmi o ancor peggio mancati allarmi, che genererebbero enormi disagi, perdite economiche considerevoli e ripercussioni nel  medio termine sulla vita economica e sociale della comunità interessata.
Su queste basi dobbiamo riconoscere che predire un terremoto oggi non è possibile, e forse non lo sarà neanche in un futuro prossimo. Negli ultimi decenni, la vasta sperimentazione condotta a scala mondiale con l’obiettivo di identificare e misurare segnali precursori dei terremoti ha prodotto risultati fallaci e contraddittori, e nessuno dei metodi o degli indicatori proposti per la previsione dei terremoti ha dimostrato di essere statisticamente affidabile, nel rapporto tra le previsioni riuscite e quelle mancate.
La natura imprevedibile del fenomeno “terremoto” deriva dal gran numero di variabili che determinano l’innesco, la propagazione e l’arresto della frattura che lo causa. Le molteplici osservazioni sismologiche e geologiche delle fratture sismiche rivelano che negli istanti iniziali tutti i terremoti si somigliano, mentre la loro dimensione finale e quindi la loro effettiva capacità distruttiva è controllata dalle modalità con cui si evolve la frattura e dalle caratteristiche di fragilità delle rocce in cui essa si propaga. Ciò vuol dire che, sebbene gli studi sulla sismicità storica e strumentale ci consentono di individuare le aree sedi potenziali di futuri terremoti, predire esattamente il tempo di occorrenza di un terremoto può non essere mai possibile.
Ma è veramente necessario predire un terremoto per mitigarne gli effetti disastrosi?
Le esperienze di paesi ad elevata sismicità, come gli Stati Uniti ed il Giappone, ci insegnano che una previdente politica di gestione e pianificazione del territorio, il rispetto delle norme per la costruzione e l’adeguamento anti-sismico degli edifici, ed una capillare campagna di informazione e conoscenza sul rischio sismico da parte delle popolazioni che vivono in zone attive, consentono di ridurre drasticamente gli effetti dei terremoti e di  convivere pacificamente con essi. La “prevenzione”, quindi, si dimostra essere uno strumento efficace nel medio e lungo termine per la  mitigazione del rischio dai terremoti.
Nel breve e brevissimo termine, i sistemi di Early Warning , che sono sistemi di monitoraggio sismico ed elaborazione dati in tempo reale, possono rappresentare un utile supporto alla riduzione dei danni da terremoto. Sfruttando la maggiore velocità di propagazione dell’informazione rispetto a quella delle onde sismiche è possibile notificare un allerta sismica con decine di secondi in anticipo, a siti che non sono stati ancora raggiunti dalle onde sismiche distruttive e predisporre azioni, per la maggior parte automatiche, per la protezione durante i forti terremoti di impianti industriali pericolosi, reti di distribuzione di gas/energia, reti viarie e ferroviarie, edifici strategici, quali ospedali, scuole, caserme dei pompieri.
In pochi secondi, un sistema di Early Warning è in grado di fornire informazioni circa la localizzazione del terremoto e la sua magnitudo,  consentendo la realizzazione rapida di scenari dello scuotimento del suolo e del conseguente danneggiamento atteso anche in aree distanti dalla zona epicentrale. Disporre di queste informazioni è di vitale importanza per la gestione dell’emergenza e la pianificazione delle operazioni di soccorso.

(Aldo Zollo, docente di sismologia e coordinatore del laboratorio RISSC,Il Corriere del Mezzogiorno, 10-04-2009)