Ricordo di Paolo

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Un ricordo di Aldo Zollo del Prof. Paolo Gasparini, all'indomani della sua scomparsa.

Nel suo ultimo scritto, alla domanda “come si definisce un ricercatore”, Paolo rispondeva che tra le doti di uno scienziato, prima dell’intelligenza ed oltre l’intelligenza, ci sono la curiosità, la tenacia, l’ottimismo, il coraggio di difendere le proprie idee e l’apertura mentale.

Da queste parole, che tracciano perfettamente il suo profilo umano e di grande scienziato, vorrei partire per questo breve ricordo di Paolo Gasparini.

Sono stato un allievo di Paolo e l’appartenenza alla Scuola di Geofisica napoletana, di cui lui è stato un  pioniere, è stato per me grande motivo di orgoglio e riconoscenza. Nei miei trent’anni di carriera scientifica ho avuto diversi mentori che mi hanno accompagnato per periodi più o meno lunghi nel percorso di crescita e formazione alla ricerca scientifica. Tra questi, Paolo è invece stata una presenza costante, fatta di belle avventure scientifiche portate avanti insieme con entusiasmo, di scambi di opinione a volte vivaci ma sempre costruttivi, di momenti felici di condivisione di grandi passioni comuni tra cui la musica e la squadra del cuore della nostra città.

Tra le sfide che abbiamo affrontato assieme, mi piace ricordare il progetto scientifico di Tomografia del Vesuvio, il Vulcano che aveva sorvegliato e studiato da studente, da professore di Fisica Terrestre e da Direttore dell’Osservatorio Vesuviano per oltre un trentennio. Il Vulcano che lui conosceva così bene negli aspetti scientifici più profondi, ma anche in quelli artistici, culturali e sociali. Come è vero che gli abitanti dei Vulcani hanno qualcosa di speciale, ci si diceve spesso. Hanno uno sguardo particolare sulla vita e sulle cose materiali, condizionato dalla presenza maestosa della Montagna, come veniva chiamato il Vesuvio dagli abitanti del luogo.

L’idea di lanciare un programma di esplorazione scientifica dell’interno del Vesuvio alla fine degli anni ’90 è nata da tante discussioni insieme, dalle prime esperienze che venivano condotte in USA e in Giappone, dai risultati che venivano ottenuti dall’esplorazione sismica per scopi industriali.

Un’idea tutto sommato semplice: Ricopriamo di sismometri la sua superficie, realizzando un’enorme antenna sismica, capace di registrare i segnali emessi da sorgenti artificiali. Da questi segnali ricostruiamo l’immagine della struttura interna del vulcano avendo come obiettivo primario l’identificazione e la localizzazione della camera magmatica.

Ma è stata un’impresa difficile, perché il vulcano sta nel bel mezzo di una città popolata da centinaia di migliaia di persone. Un vulcano dalla topografia complessa ed a tratti inaccessibile. Avevamo mezzi scientifici importanti ma tuttavia limitati per gli obiettivi che ci eravamo proposti.

Con il supporto di Franco Barberi, allora sottosegretario della Protezione Civile nazionale, Paolo ha coordinato uno dei più grandi e complessi esperimenti scientifici mai condotti su di un Vulcano. Un’operazione che ha visto il coinvolgimento di 25 diverse istituzioni scientifiche internazionali (dalla Francia, Svizzera, Germania , Usa ed ovviamente Italia), con il contributo di un centinaio tra studenti e ricercatori ed il supporto decisivo del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero della Difesa.

Tante volte ci siamo chiesti, nella lunga fase di preparazione dell’esperimento se fossimo riusciti a portarla a termine, ma soprattutto se i segnali registrati contenessero effettivamente le informazioni che cercavamo. I risultati ci hanno dato ragione: è stato identificato e localizzato il serbatoio magmatico profondo del Vesuvio, a circa 10 km di profondità , e ne si è definita la forma lenticolare ed estesa. Più tardi nel 2001, un altro esperimento (SERAPIS) condotto nella vicina caldera dei Campi Flegrei ha confermato anche per questo vulcano la presenza di un sistema di alimentazione profondo, uno strato di materiale parzialmente fuso, sottile ma esteso e posizionato nel bel mezzo della crosta terrestre. Questi risultati hanno rivoluzionato l’idea precedente che le camere magmatiche dei vulcani napoletani fossero superficiali e di piccole dimensioni : si è aperta una interessante stagione di confronto scientifico nella comunità internazionale. E Paolo sempre presente in prima linea a difendere e sostenere queste nuove idee, con il solido supporto della sperimentazione , della modellazione teorica, dell’analisi dei dati.

Oggi posso dire senza timore di smentita che la tenacia e l’ottimismo di Paolo Gasparini, ci hanno consentito di affrontare e vincere quella sfida e realizzare quegli esperimenti che hanno dato un contributo altamente innovativo alla conoscenza della struttura interna del vulcano.

Paolo amava affrontare avventure scientifiche difficili e per certi versi impossibili, perché aveva il gusto genuino degli scienziati di razza. Quello di posizionarsi alla frontiera della ricerca, quella zona del sapere dedicata alla risoluzione dei problemi scientifici fondamentali, i “big challenges”, come li definiscono gli inglesi.

L’early warning sismico, è un tema di frontiera nella ricerca in Sismologia ed Ingegneria Sismica il cui fine è lo sviluppo di metodi e strategie per la mitigazione del rischio dei terremoti in tempo reale. L’analisi e la mitigazione dei rischi naturali è stato l’obiettivo scientifico e tecnologico del consorzio AMRA (Federico II, INGV, CNR e le altre Università campane) che Paolo ha creato e guidato  con passione nell’ultimo decennio. AMRA oggi coinvolge le migliori competenze del settore e riveste un ruolo importante nazionale ed internazionale nella ricerca applicata alla gestione dei rischi ed emergenze ambientali.

Paolo è stato uno scienziato protagonista attivo nella ricerca e coordinatore di tanti progetti internazionali. Questi hanno visto la partecipazione e contribuito alla crescita di una comunità di giovani e brillanti ricercatori di varia nazionalità , che nell’ambito di questi progetti hanno sviluppato i propri talenti e realizzato idee scientifiche innovative.  

A questa nuova  comunità scientifica , oggi orfana di uno dei suoi padri fondatori, viene consegnata la traccia indelebile della sua esperienza e il compito di proseguire sulla stessa strada. Con tenacia, ottimismo e curiosità scientifica.